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LA GRAVIDANZA

La gravidanza è un'esperienza che segna radicalmente la vita di una donna.

 

Tutto ciò che era conosciuto fino ad allora... non lo è più.

Il corpo cambia, si trasforma:  il seno si ingrossa, diventando maggiormente sensibile; le gambe, le caviglie e i piedi gradulamente si gonfiano diventando talvolta davvero insopportabili; l'intenstino si impigrisce sempre più; gli odori vengono percepiti con maggiore intensità, diventando anche nauseabondi; le notti si allungano perchè spesso insonni. 

Tuttavia, se la gravidanza fosse solo questo... nessuno più partorirebbe.

Al contrario, i piaceri della gravidanza sono unici e irripetibili.

In primis, la peculiarità squisitamente femminile di poter vivere questa esperienza. Spesso, i nostri compagni non comprendono le nostre sensazioni e alcuni (in rigoroso silenzio) ce le invidiano. Noi abbiamo la possibilità di sentire realmente i primi movimenti, i primi calci, le piccole contrazioni. Il nostro piccolo sente sempre la nostra voce, le nostre risate, i nostri rumori, le nostre emozioni. All'inizio, è davvero un rapporto privilegiato.

 

Quante di voi hanno sperimentato la simbiosi ?

Parlo di quella particolare vita simbiotica che si sviluppa dopo la nascita del bambino, per cui quando la mamma si sveglia di notte, improvvisamente si sveglia anche il suo bambino e quando il seno della mamma comincia a contrarsi e a produrre ingenti quantità di latte e il bambino inizia a piangere per la fame. Questo rapporto telepatico che lega nella distanza fisica la madre al proprio bambino, un papà -ahimè- non la proverà mai. Avrà certamente altro di cui gioire.  

La nascita del primo figlio

La nascita di un figlio è l' evento critico  per eccellenza, in quanto trasforma fisicamente la coppia coniugale in una triade. Entra in scena la nuova generazione che obbliga una ridefinizione delle relazioni e dei ruoli familiari: i coniugi diventano anche genitori, i genitori dei coniugi diventano nonni, i fratelli dei genitori zii, etc ... Attenzione però: accettare la nuova generazione significasaper tollerare le modificazioni, anche strutturali, che ne cosenguono.

Quante aspettative ... 

Forse una delle più grandi novità legata al mondo delle nascite è la dimensione decisionale che sottostà il concepimento stesso. 

Nell'arco di cinquant'anni, si è passati dalle classiche famiglie allargate che contavano almeno 10 figli alle famiglie odierne che, per svariati motivi (narcisistici, economici, sociali) è "già tanto" se ne hanno uno.  La nascita di un bambino a differenza del passato è unavvenimento scelto, programmato, non più legato al "caso". Ed è proprio l'assenza della suddetta casualità a portare l'accento sulle aspettative che i genitori generano attorno al bambino stesso.  

 

Selvini (1995) a tal proprosito scrive: "Il bambino rischia così di perdere le proprie dimensioni di soggetto "desiderante" e di diventare "contenitore" delle difficoltà dei genitori o una forma di realizzazione di questi ultimi, come è evidente negli atteggiamenti di quegli adulti che fanno della riuscita dei figli un "banco di prova" della loro capacità genitoriale".

E' stato, ad esempio, osservato un eccezionale "concentrato emozionale" nella relazione genitori-figli, cioè un carico eccessivo di affettività a scapito della sfera normativa e "giuridica" che è fondamentale per la spinta alla realizzazione del bambino nel sociale.

 

Inoltre, si genera un altro effetto devastante (a livello strutturale della famiglia) che è quello della concretizzazione di una pseudo-pariteticità delle relazioni genitori-figli in cui le differenze gerarchiche vengono negate e si è mossi da un atteggiamento troppo permissivo.

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EVENTO CRITICO =  evento che fa vivere una situazione fortemente stressante a tutti i componenti familiari, tale da mettere in crisi il "normale" (in quanto abituale, quotidiano) funzionamento della famiglia stessa. La portata dell'evento è soggettiva ed individuale; spesso ciò che mette davvero in crisi il sistema è la compresenza di più eventi critici che si verificano contemporaneamente andando a minare le basi della strttura familiare.

E' fondamentale trovare una "giusta" distanza psicofisica con gli altri (regolazione delle distanze) e trovare al bambino una nuova e adeguata collocazione mentale nella famiglia. Mentale, perchè prima di tutto i bambinidevono sentirsi pensati, oltre che amati, dai propri genitori e percepire la possibilità di occupare un proprio spazio nella famiglia.

Trovare

una collocazione mentale per il proprio bambino

QUALCHE PICCOLO CONSIGLIO PER TE, NEOMAMMA

 

Qualunque reazione è lecita. Tante, troppe sono le aspettative e le fantasie legate alla nascita. Qualunque tipo di parto tu faccia, naturale o cesareo, non preoccuparti troppo della reazione emotiva che avrai quando ti mostreranno il tuo bambino. L'amore a prima vista non esiste necessarimanete per tutti! Piuttosto, prenditi i tuoi tempi per guardarlo, osservarlo, annusarlo. Non preoccuparti se avrai inizialmente una sensazione di distacco o altro. Non esistono reazioni positive o negative. Bisogna prendersi il tempo per imparare a conoscere una situazione nuova. 

 

Rete familiare e sociale. Il parto è un evento che sfinisce fisicamente; se poi hai avuto una gravidanza dolorosa e sofferente arriverai ancor più stremata. Non commettere l'errore iniziale di poter fare tutto da sola. Nonostante il tuo carattere tenace ed autonomo avrai bisogno di aiuto perchè dovrai riposarti e recuperare presto altre energie. Inizia tutto ora. Avrai bisogno di una solida rete familiare che ti aiuti nelle faccende domestiche, pulizie, spesa, etc... e che soprattutto interagisca con il neonato permettendoti di riposare.

L'aiuto tuttavia non deve diventare uan forzatura nè un'invadenza, perchè questo comporterebbe un effetto contrario lasciandoti irritata e agitata. Metti sempre dei "paletti" con tutti. Salvaguardia la tua intimità, quella con il bambino e quella col compagno. 

Riposo. Riposare è essenziale per prenderti cura di te e del tuo bambino. Un semplice consiglio: dormi quando dorme anche lui. Serve a mantenere un ritmo comune, per la comune quotidianità.

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