S.T.F. Studio di Terapia Familiare
Studio privato di Psicologia e Psicoterapia
Individuo - Coppia - Famiglia
S.T.F. Studio di Terapia Familiare di Patrizia Valenti n° Partita Iva 03194561209
LA COPPIA
Fasi evolutive della coppia: innamoramento, crisi, amore
1. Innamoramento
Menghi (1999) lo definisce come il momento in cui uno vede nell'altro quelle polarità di sè che non può vedere in sè stesso. In altre parole, è la possibilità che ci viene data di amare ciò che non riusciamo ad amare in noi stessi, perchè incompatibile con l'immagine che abbiamo creato di noi nel tempo. Pertanto, si crea uno strano gioco di vuoti e pieni, in cui attribuiamo all'altro idee, pensieri e funzioni che mal si adatterebbero alla nostra immagine. Proiettiamo sull'altra persona i nostri bisogni di completamento, che certamente da soli non saremmo in grado di soddisfare.
La coppia vive all'inizio una "luna di miele", in cui emergono (per entrambi gli individui) soltanto gli aspetti positivi ed idilliaci del loro incontro. Per questo motivo, gli innamorati spesso vengono paragonati a soggetti con funzionamento borderline, perchè hanno una visione delle cose tutta bianca o tutta nera. Caratteristica dell'innamoramento è la fusione (o simbiosi) che avviene tra due persone così diverse tra loro. L'Altro interessa proprio perchè diverso da noi e unico; unicità questa che viene esasperata nella relazione e nell'interazione, al punto da NON riuscire a vedere tutti gli altri aspetti negativi e "imperfetti", che in realtà ci sono. Ci innamoriamo allora di un'immagine positiva che l'altro ci rimanda, e l'altro di un'immagine positiva che noi gli rimandiamo.
In realtà, la cosa è molto più complessa di così.
Potrei provare a semplificarla dicendo che l'incontro di due persone è forse più paragonabile ad una riunione di condominio, in cui intervengono tante parti, persone, voci e narrazioni -tra l'altro spesso in conflitto tra loro- a complicare le cose dei due giovani amanti. Infatti, ogni volta che un individuo crea una nuova relazione con l'altro, porta in essa la propria storia familiare e quella intergenerazionale; ovviamente, anche l'altro partner fa lo stesso. Ha quindi inizio un intreccio formidabile di storie passate che non si sono mai conosciute ed incontrate! Ciò significa, allora, che la scelta del partner - tutt'altro che casuale- è in parte dettata dall'appartenenza alla nostra cultura familiare e, pertanto, dalla decisione -inconsapevole- di portare avanti valori, ruoli e aspettative del proprio passato.Scegliere il partner significa individuare qualcuno che sia in grado di promettere un cambiamento, garantendo la continuità! Sembra quasi un paradosso, cambiare stando fermi. In realtà, si sceglie un partner sempre per un motivo, come ad esempio curare le nostre ferite passate o aspetti non risolti delle relazioni genitoriali interiorizzate. Gli si chiede quindi di non comportarsi come coloro che ci hanno ferito (genitori), ma di portare avanti gli stessi modelli educativi e genitoriali, valori, miti, ideali che abbiamo interiorizzato nella nostria identità individuale e familiare. Complesso.
Bisogna però fare una precisazione. Come infatti sostiene Elkaim (2010), "il passato non ci condanna" (Titolo del 2 Cap, "Come sopravvivere alla propria famiglia", Franco Angeli, Milano) : "il presente, se non risveglia niente in noi, è spesso inoffensivo; il passato ci sensibilizza, ci fa diventare più fragili, ma non ci condanna a meno che non risuoni nel presente. Le nostre relazioni assomigliano a dei dragoni addormentati... un evento particolare fa suonare la musica necessaria per far risvegliare il dragone... ".
2. La crisi
Crisi significa separazione, scelta.
Come il bambino supera la fase di sana dipendenza dalla madre sperimentando un graduale movimento di separazione che lo porterà poi alla differenziazione e allo sviluppo individuale, così accadrà nella coppia dei giovani innamorati. Dopo la fase fusionale del "non ti lascerò mai" e dello "staremo sempre insieme" ecco che arriva in agguato la fase della crisi di coppia con i suoi inevitabili dubbi e la perdita di ogni certezza. Nel tempo infatti si sono delineati dei lenti movimenti di separazione-individuazione tra di due amanti che, ormai lontani dalla fusionalità, hanno iniziato a guardarsi vicendevolmente con occhi diversi. Crollati gli aspetti idealizzati della fase dell'innamoramento, ecco che emergono lentamente anche tutte quelle parti che (consapevolmente o inconsapevolmente) sono state lasciate indietro, che non sono state viste ("ma non era così prima!") e che ora mettono in crisi. Tuttavia, ciò che mette davvero in crisi, come tutte le esperienze di lutto, è la difficoltà per ogni individuo a ri-pensarsi SENZA l'altro.
Detto questo, la crisi è fisiologica e funzionale per la coppia stessa.
Va vista come un momento evolutivo, anche se doloroso. Grazie alla crisi, infatti, ogni membro può ripensarsi in termini diversi rispetto a prima: non più come parte o prolungamento dell'altro, ma come "uno" in coppia con l'"altro". Abbiamo una nuova visione dell'Altro, più realistica e completa, non più inteso come "curatore" delle nostre ferite e quindi come "oggetto trasformativo" delle nostre esperienze (Giacometti, Mazzei,2011), ma come un individuo anch'esso bisognoso e vulnerabile, con i propri limiti. E' diverso.
Menghi (1999) parlando di coppia utile, pone in particolare l'accento sull'utilità del partner e sull'utilizzo che ne facciamo dentro la dimensione coppia. L'Altro infatti dovrebbe rappresentare un'opportunità di evoluzione individuale; in altre parole, in-relazione-con-l'altro noi dovremmo imparare a comprendere i nostri confini interpersonali (dove inizio io e dove finisce l'altro), trovare una giusta misura tra continuità e cambiamento dentro la relazione e tra ricerca nell'Altro di completezza e accettazione dei suoi limiti (Giacometti, Mazzei; 2011). Caratteristiche queste che anticipano il prossimo concetto, quello dell'amore maturo.
3. Amore maturo
L'Amore è maturo quando ognuno accetta le diversità dell'altro e, nonostante tutto, si va avanti con nuovi progetti di vita e di coppia. E' necessario che i due partner creino un terzo spazio, quello della coppia appunto, in cui rinegoziare le proprie immagini e le proprie progettualità e distinguere tra storie passate e presenti.
In una coppia "sana" (Walsh, 1999) prevalgono le suguenti caratteristiche relazionali:
-
relaziona simmetrica tra i due, in cui i poteri sono "uguali"
-
adattabilità e flessibilità
-
coesione ed intimità
"Amore è quando il cuore resta aperto, nonostante la testa funzioni" (Menghi, 1999). In altre parole, è qualcosa che va oltre la fase di innamoramento in cui comanda soltanto il cuore a discapito della razionalità. C'è una buona integrazione degli aspetti affettivi con quelli razionali e una differenziazione individuale nella coppia che viene rispettata.
Come si sceglie in partner ?
Ogni volta che un individuo crea una nuova relazione con l'altro, porta in essa la propria storia familiare e quella intergenerazionale; ovviamente, anche l'altro partner fa lo stesso. Ha quindi inizio un intreccio formidabile di storie passate che non si sono mai conosciute ed incontrate!
Ciò significa, allora, che la scelta del partner - tutt'altro che casuale- è in parte dettata dall'appartenenza alla nostra cultura familiare e, pertanto, dalla decisione -inconsapevole- di portare avanti valori, ruoli e aspettative del proprio passato.
Scegliere il partner significa individuare qualcuno che sia in grado di promettere un cambiamento, garantendo la continuità! Sembra un paradosso: cambiare stando fermi. In realtà, si sceglie un partner sempre per un motivo, come ad esempio curare le nostre ferite passate o aspetti non risolti delle relazioni genitoriali interiorizzate. Gli si chiede quindi di non comportarsi come coloro che ci hanno ferito (genitori), ma di portare avanti gli stessi modelli educativi e genitoriali, valori, miti, ideali che abbiamo interiorizzato nella nostria identità individuale e familiare. Complesso.
Bisogna però fare una precisazione.
Come infatti sostiene M. Elkaim (2010), "il passato non ci condanna" (Titolo del 2 Cap, "Come sopravvivere alla propria famiglia", Franco Angeli, Milano) : "il presente, se non risveglia niente in noi, è spesso inoffensivo; il passato ci sensibilizza, ci fa diventare più fragili, ma non ci condanna a meno che non risuoni nel presente. Le nostre relazioni assomigliano a dei dragoni addormentati... un evento particolare fa suonare la musica necessaria per far risvegliare il dragone... ".
'Non abbiam bisogno di parole'
Seminario condotto dalla Dott.ssa Monica Pratelli sulle origini e la formazione della coppia
Un caloroso e sentito ringraziamento per aver inserito i contenuti di questa pagina all'interno del suo video.
Grazie.