S.T.F. Studio di Terapia Familiare
Studio privato di Psicologia e Psicoterapia
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S.T.F. Studio di Terapia Familiare di Patrizia Valenti n° Partita Iva 03194561209
ALLATTAMENTO
Il latto materno fornisce al neonato tutti gli elementi nutritivi di cui ha bisogno per crescere bene e in buona salute. Tutti gli studi infatti dimostrano che il latte maternofavorisce lo sviluppo cerebrale del bambino, grazie alla presenza di acidi grassi specifici, tutelandolo da
gravi malattie infettive (respiratorie e diarrea innanzitutto), allergie, obesità e altro. Non a caso, i bambini allattati al seno richiedono minori cure mediche e vengono meno ospedalizzati.
Forse non tutti sanno che ...
... allattare riduce il rischio di Tumore al Seno e alle Ovaie
L'effetto protettivo è maggiore quanto più a lungo la donna ha allattato al seno, anche in gravidanze successive.
Inoltre l’apparato scheletrico della madre, che durante il periodo dell’allattamento al seno rilascia calcio per la produzione di latte, viene in qualche misura rinforzato da questa esperienza ed è più pronto, in età senile, a far fronte all’osteoporosi e alle sue complicanze.
Come si allatta ?
Le esperienze di allattamento sono tutte diverse tra loro. Del resto, sono uniche, proprio come lo sono i vostri bambini! Ci sono quelli che non sanno cosa fare e che richiedono un po' più di tempo e quelli che sembra non abbiano fatto altro in vita loro! Esistono delle "tecniche" che ti permettono di vivere bene l'allattamento al seno, vediamo quali:
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Per prima cosa: scegli sempre vestiti comidi e "pronti all'uso": camicette, magliette con un'apertura sul davanti. Tutto ciò che ti permetta di slacciare con una mano sola mentre con l'altra avrai tuo figlio. Utilizza i reggiseni specifici per l'allattamento, che hanno le coppe apribili.
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Seconda cosa: scegli una posizione comoda, per entrambi.
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Il vero segreto consiste nel fare in modo che il bambino non afferri solo il capezzolo, mal’intera areola. Non deve prendere solo la punta, ma aprire bene tutta la bocca. Solo così la suzione diventa efficace, ovvero da un lato assicura al bebè un afflusso di latte costante e abbondante, dall’altro stimola una produzione continua e cospicua di nuovo latte. Si evita così il rischio di andare incontro alle ragadi del capezzolo.
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Le dita della mamma devono essere aperte a V (come nella fotografia) in modo tale da isolare bene il capezzolo per il bambino e da riuscire a premere sulla mammella per spingere il latte (evitando l'ingorgo mammario).
Quando si allatta ?
Nel corso dei primi mesi il latte si modifica un poco rispetto a quello prodotto nei primi giorni dopo la nascita del bambino (colostro): assume un aspetto più fluido quasi acquoso e questo fatto spesso inganna le mamme che credono che improvvisamente il latte non sia più ricco di tutti gli alimenti di cui ha bisogno il bambino e credono che non sia più sufficiente per una buona crescita.
LA DURATA DELLA POPPATA. in genere si consiglia una 20ina di minuti che possono essere distribuiti tra le due mammelle (10 minuti a mammella).
POPPATA A RICHIESTA: si intende l'assecondare il bambino nelle sue richieste di poppate che possono essere superiori alla norma. In genere infatti nelle prime sei settimane di vita il bambino dovrebbe essere attaccato al seno almeno otto volte nell’arco delle 24 ore, cioè almeno una volta ogni tre ore.
"Piccoli" inconvenienti dell'allattamento
Ragadi: sono dei piccoli tagli situati sul bordo dell'areola o sul capezzolo che rendono molto dolorosa la poppata. Tuttavia, si possono prevenire e/o curare usando dei piccoli accorgimenti quali la correzione della postura del bambino e facendolo sempre iniziare dal capezzolo "sano" (si passa all'altra quando ha già iniziato a produrre latte). Tenere sempre pulita la pelle con detergenti neutri e ben idratata per evitare che si secchi.
Ingorgo Mammario: è causato da un incompleto svuotamento dei dotti galattofori che, per aumento della pressione al loro interno, rende difficoltosa la fuoriuscita del latte. Accertatevi che il seno sia stato ben svuotato durante la poppata. Lo capirete chiaramente tastando il seno. Deve darvi l'impressione di essere “vuoto”; altrimenti usate il tiralatte per estrarre il latte in eccesso.
Mastite: è un'infezione dei dotti galattofori, favorita dai batteri che vengono spesso veicolati dalle ragadi e dall'ingorgo mammario. Trattando correttamente queste due prime condizioni si può evitare l'insorgenza di questa temuta complicazione. Di solito colpisce una sola delle mammelle, che appare gonfia, arrossata e dolente. Il più delle volte compaiono anche febbre e malessere generale.
Il capezzolo introflesso (capezzolo piatto o rientrante): può rendere assai difficoltoso l'allattamento. Tuttavia, un l’utilizzo di untiracapezzolo o di un paracapezzolo, offrono un validissimo aiuto per le mamme e sono molto semplici da usare. IL primo infatti stimola l'estensione dei capezzoli piatti o introflessi, mentre il secondo è un involucro mordbido a forma di capezzolo che supplisce le dimonsioni di quello naturale, proteggendolo e permettendo al bambino di succhiare facilmente il latte.
Quando si smette di allattare ?
Non esiste un vero e proprio momento "giusto" per smettere di allattare. Lo svezzamento deve avvenire gradualmente per permettere ad entrambi di abituarsi alla "separazione" fisica oltre che mentale. Non deve essere un'interruzione traumatica proprio per evitare che si generino sensi di colpa o ripensamenti. Nel tempo si dovrebbe arrivare così ad un punto in cui la mamma spontaneamente dovrebbe capire che è arrivato "IL" momento e prepare anche il proprio figlio alla nuova situazione. Prendetevi tutto il tempo che vi serve per convincervi a partire. Quello dovrebbe essere un punto di non ritorno. Quando si comincia è importante andare avanti: non lasciatevi impietosire dai pianti disperati, da lacrime giganti e da contorsioni varie. Dovrete essere molto "rigidi", altrimenti, il bambino capirà subito come "fregarvi" anche in seguito ...
In genere, a partire dal sesto mese (periodo in cui qualche dentino dovrebbe essere già spuntato) è importante integrare il latte materno con i primi cibi solidi; questo perchè il tuo bambino sta crescendo e ha bisogno di tanti nuovi alimenti e sapori diversi (pensa che noia sempre tutte quelle pappine...).
Spesso i pediatri consigliano di introdurre a metà mattina e a metà pomeriggio un fruttino, a pranzo e a sera le minestrine con verdure e carne (prima i liofilizzati, poi gli omogenizzati) lasciando la poppata al mattino e alla sera prima di andare a dormire. Nel tempo anche quelle verranno poi sostituite con altro.